
“Di giorno la piazza del Mercato è il fulcro di ogni avvenimento. Botteghe, bambini, coppie e fra questi c’è un gruppo di nomadi sbrindellati con gigante strepito di armoniche e nacchere portavano all’attenzione popolare. Direttamente dai vicoli di nessuno, questi uomini e donne senza una vera identità, ridavano vita al “Mercatino dei Vicoli”. Folclore non da poco , che da tempo immemore scalda i suoi avventori con spettacoli , sonate e trucchetti d’ogni tipo. Gente della più varia. Gitane dalla pelle abbronzata, abili maneggiatori di carte, strambi venditori, poveri e storpi tutti senza un vero tetto sulla testa se non la strada che calpestavano con i loro piedi. Ma di notte quelle viuzze tanto ridenti di giorno perdevano la loro magia e vidi un uomo , avvolto nei suoi stracci tutti sudici e per nulla colorati. Mi venne perciò spontaneo spostare lo sguardo verso gli avventori che si trovavano intorno a lui, ma nessuno sembrava degnarlo di uno sguardo. Il sole alto il cielo a segnare il mezzodì mi rasserenava e mi invitava a nutrire la mia curiosità , perciò lo seguii. Il buon aroma che mi assicurava il fiore di sambuco che ero educato a portare all’occhiello fu subito coperto dall’olezzo di fango e legno marcio e da una incredibile fogna a cielo aperto. Nel momento esatto in cui la mia curiosità stava divampando come un regale ed elegante camino scoppiettante vidi l’uomo che seguivo fermarsi sotto un indigente porticato. Non mi bastò neanche il tempo di contare fino a tre che quel sudicio accattone fu raggiunto da un gruppetto di individui. Pochi attimi e si trovò attorniato dalle personalità più disparate: tra malandrini e tagliagole dalle facce tutt’altro che promettenti, schiavi del destino e dei loro pugnali sempre pronti ad essere utilizzati.
Tra giullari dall’espressione malinconica, senza abiti dai colori sgargianti e birilli d’alcun tipo; tra bambini e donne visibilmente segnati da storie di arti mozzati e leggi ingiuste. Quel postaccio, impossibile da vivere, si stava riempiendo di vita. Una vita che non ammetteva turbamento per il disagio che senza alcuno scrupolo stava abbracciando tutti. Mi chiesi tra me e me quale poteva essere la motivazione che riuniva caratteri così tanto disparati ma, in quel preciso istante qualcuno si accorse della mia presenza – e si avvicinò. Mi disse che “I figli della strada” come mi parve chiamarli lui non erano soltanto un gruppo di manigoldi, tagliagole, ladroni, furfanti, saltimbanchi e mendicanti … Quello che stavo intravedendo è tutto ciò che non dovrebbe esserci eppure c’è . Sgattaiolai spaventato dalle tremende parole di quell’individuo e mi nascosi in un vicolo stretto e puzzolente, una di quelle stradine che paiono perfette per un’imboscata di un malandrino senza gloria. Mi fermai per riflettere su quello che mi era capitato ed in un baleno capii che quelli che avevo visto erano i tanto chiacchierati abitanti della strada: uomini nati o cresciuti nel naturale risentimento verso la normalità , uomini distrutti dal rancore di una vita e speranze deluse, bambini storpi allontanati dalle proprie case , donne e vecchi malati ormai inutili al mondo dei semplici. Giurai che nulla avrei detto a nessuno su quanto avevo visto ma so per certo una cosa: esistono vicoli in questo ducato dove per qualche moneta d’oro puoi comprare un cuore umano , e per tutto quello che hai nella borsa… Puoi tenerti il tuo. Io ci ero cascato! Avevo fatto un errore comune alla gente del mio stesso stampo: avevo considerato la miseria una debolezza.”
GENERALITA' SUL RAMO DI STRADA: vive sul labile confine tra delinquenza e miseria, curandosi di tutte le attività clandestine legate alla gilda nell’accezione più ampia del termine. Gli appartenenti a questo ramo cercano di guadagnarsi il pane con ogni mezzo a propria disposizione, ma si tratta sempre e comunque di sgangherati allo sbando, lungi dall'essere professionisti del settore; perciò, che si tratti di un semplice raggiro o di un furtarello ai danni dell'ignaro passante, che si parli di strimpellare storie ammalianti o vendere paccottiglia di poco valore, essi cercheranno di trarre profitto dalla situazione per assicurarsi un guadagno - anche minimo. Questi individui, che per estrazione sociale o per scelta personale vivono ai margini della società nel granducato, imparano presto come adattarsi ad ogni contesto grazie a tre doti fondamentali: senso pratico, furbizia e improvvisazione. Tale ramo è da considerarsi una sorta di famiglia collettiva, ma comunque un'accozzaglia illogica di criminalacci tra le cui fila militano anche elementi più violenti, spietati e aggressivi degli altri; in genere questi ultimi intervengono quando si ha da 'dare una lezione' al prossimo o si occupano di rapine a mano armata. Sono creature abituate a menare le mani ancora prima di usare la ragione ed in generale si gettano a capofitto in qualunque situazione sia necessario calcare la mano, intimidire, aggredire qualcuno. Seguendo le direttive degli stradaioli più esperti, ciascuno dei membri è tenuto a collaborare con gli altri o comunque a contribuire come meglio riesce per assicurare un maggiore beneficio al collettivo. Il loro campo di azione rientra quasi in ogni tipo di attività, legale o meno, che possa portare beneficio al gruppo di cui fanno parte. Un appartenente a tale ramo potrà accattonare, suonare o ballare, piantarvi un coltello alla gola, rapire qualcuno, pregare, impietosirvi e cosi via... Tutto, purché alla fine ci guadagni qualcosa: un favore, un sacchetto di denaro, del pane o un oggetto qualunque. Ovviamente, trattandosi di un’accozzaglia di gente senza arte né parte, conseguirà risultati mediamente inferiori ad altre gilde specializzate. trattandosi di un gruppo armato in maniera cospicua ( anche se in misura minore rispetto alle gilde combattenti ) si occupa di estorsioni ed intimidazioni, regolamento di conti, assalti o rapine a mano armata. Gli appartenenti al ramo sorvegliano le zone di maggiore interesse economico per la Gilda e tentano, nei limiti del possibile, di dettare legge;
LINEE GUIDA SU COME GIOCARSI IL RUOLO DI STRADA: premettendo con chiarezza che quelli a seguire sono dei semplici consigli generici e che le capacità interpretative del singolo saranno sempre e comunque prioritarie in quanto fortemente caratterizzanti, vediamo in cosa consiste il ruolo di “stradaiolo”. Anzitutto c'è da tenere a mente il vecchio proverbio 'Tutti sono utili, nessuno è indispensabile'; se è vero che la Strada accoglie gente di ogni tipo e che il senso di comunità è molto forte e sentito tra i membri del Ramo Povero, ricordiamo a tutti il tipo di ambiente nel quale ci si troverà a giocare. Stiamo parlando di vicoli ricolmi di prostitute, accattoni e mendicanti innocui, ma pure di briganti e malviventi della peggiore specie! Perciò, sia chiaro a tutti che nessuno di loro sarà mai e poi mai disposto a fare nulla senza ricevere qualcosa in cambio; al più delle volte si metteranno parzialmente al servizio di chiunque gli capiti a tiro concedendo piccoli favori, sporcandosi le mani al posto di chi non vuole farlo, reperendo informazioni o intrattenendo - purchè l'altro sganci una somma minima di denaro; altre volte, invece, potrebbe capitare che non si accontentino del pagamento. Potrebbero, ad esempio, approfittarsene bellamente del malcapitato di turno, o magari cercare di ottenere subdolamente qualche vantaggio non pattuito da una trattativa e - sicuro come la morte - trasformarsi in voltagabbana e traditori al solo scopo di guadagnare quanto più possibile per procurarsi la pagnotta. Quando necessario, i poveri della strada comunicano tra di loro con un linguaggio segreto e molto particolare - che comunque non utilizzano mai a sproposito ( vedi sezione approfondimento 'La lingua di strada' )

“Mi ricordo di una festa al palazzo, la più grande mai fatta. Tutti i nobili e la gente altolocata era stata chiamata e con loro i migliori musicisti, ballerine, teatranti e cuochi. Le maschere, d’obbligo, servivo ben poco. Tutti conoscevano chi gli stava accanto e tutti sfoggiavano il meglio dei loro averi, me compreso. Ovunque ti giravi potevi i più bei abiti creati, eleganti acconciature, gioielli talmente grossi che sembravano essere un peso di punizione per chi li portava e maschere decorate da preziosi brillanti. Sembravano tutti uguali, solo i colori cambiavano, salvo una persona. Una donna. Aveva un abito semplice ma elegante e una maschera nera priva di orpelli, lascia come la pelle d’avorio che s’intravedeva. Mi sorrideva, stregandomi, labbra sottili e un lieve sorriso malizioso e furbo. Lei non aveva bisogno di essere diverse, abbellita da gioielli, si muoveva con una grazia ed una eleganza che distoglieva l’attenzione da qualsiasi cosa. Mi si avvicinò. Poche battute, un paio di sguardi in cui mi perdevo nei suoi occhi color nocciola e una risata leggera da parte sua poi, quasi fosse un fantasma, svanì tra la folla. Persi le speranze di rivederla durante la serata e ormai era l’ora del grande spettacolo. I fuochi d’artificio; tutti eravamo li con lo sguardo rivolto al cielo osservando quella magia di colori scandita dai tempi dello scoppio, nessuna distrazione se non fosse che per un momento quella donna si è ripresentata nella mia mente.
Scossi il capo, ridevo ed è in quell’istante che vidi una cosa, sui tetti. Una figura spettrale, si stagliò nell’oscurità illuminata dai giochi di luce. Salvata e correre sopra le nostre teste con una grazia che sembra che volasse. Un fisico atletico ed elegante e una maschera nera sul viso. Poco dopo a terra un gruppo di guardie cercavano di tenere il passo. Tutti si voltarono e quella figura scese a terra, usando balconi e sporgenze come semplici gradini passando in mezzo alla gente. Era lei, ne sono sicuro. Rideva mentre scappava e non potevo dimenticarmi a chi appartenesse. Mi guardò, sorride, e mentre distanziava le guardie in quel gioco mi sfiorò con la destra e mi mostrò una cosa: il mio bracciale. Sbigottito all’inizio mi tastai il polso, poi sorrisi; qualche giorno dopo scorsi un uomo, un altolocato che di fianco alla sua donna si vantava del suo nuovo bracciale. Era il mio! Mi avvicinai e gli chiesi dove l’aveva preso. Allarmato, allontanò la donna e mi prese da parte. Poche parole mi disse. Parlò di ombre che si muovevano tra noi. Tra altolocati e poveri danzavano con passi silenziosi e che per denaro, per sfide ti trovavano qualsiasi cosa. Mi indicò la piazza e i vicoli più sudici. Tutti i giorni che passo di li mi sento osservato mentre cerco queste ombre. Sono sicuro che ci sono, si nascondo ed osservano..li sento. Un giorno è anche sembrato di sentire quella stessa risata, la troverò.”
GENERALITA' SUL RAMO PROFESSIONALE: le attività di questo clandestino sono presto dette. Un ladro è colui che deruba, borseggia e ricetta; gli specializzati del settore sanno creare e disattivare ogni tipo di trappola; i più intrapredenti barano al gioco e truffano il prossimo, quelli più schivi sono abili nello spionaggio e in grado di mappare su carta ogni luogo conosciuto del ducato. Agiscono sia singolarmente che in collettività ed ognuno di loro intasca una parte del bottino generale; non c'è nulla che renda un ladro distinguibile da un qualsiasi altro cittadino, anzi: il più delle volte si presenteranno con uno pseudonimo per proteggere la propria identità. Solo alcuni di loro, tra i più audaci e sprezzanti del pericolo, si affidano a veri e propri 'nomi d'arte': si tratta delle pietre miliari del furto, maestri del crimine e dello scasso sulle cui vicende storiche sono nate dicerìe pittoresche e racconti affascinanti.
LINEE GUIDA SU COME GIOCARSI IL RUOLO DEL LADRO: l'appartenente al ramo sottrae ogni tipo di merce preziosa agli altri, rivendendola al mercato nero o al migliore offerente per trarne profitto; si tratta di un professionista raffinato del furto, un esperto di valutazione e contrattazione, ma è anche in grado di infiltrarsi e raggirare, di truffare e reperire informazioni. Barcamenarsi con loro non è vietato, ma spesso e volentieri l'interazione con gli stessi è finalizzata ad uno scopo ultimo e preciso: affidare incarichi e commissioni. In ogni caso c'è da sapere che il ruolo del ladro richiede una preparazione tecnica, fisica e psicologica non indifferente - superiore a quella che potrebbe avere una persona comune. Vediamo alcuni spunti per caratterizzare al meglio un personaggio facente parte del Ramo Professionale. Si parte dalla tecnica: un ladro è, senza dubbio, una persona preparata. Si guarda costantemente in giro, studia l'ambiente, riconosce determinati dettagli a colpo d'occhio e si muove con grazia ed agilità - interagendo con l`ambiente tramite approcci metodici e strategici. Non cammina quasi mai in mezzo alla strada, preferisce non attirare l'attenzione su di sé e non si lancia in mezzo alla folla a meno che non sia esplicitamente ordinato dai più alti in gerarchia o richiesto da una particolare situazione. I ladri sanno essere estremamente agili, ma evitano di intraprendere combattimenti perchè, di fatto, questo è il loro punto più debole; possono avvalersi del proprio intelletto e di protezioni in cuoio molto leggere, pertanto eviteranno sistematicamente ogni tipo di scontro diretto – per quello, c'è il ramo violento. Sono consapevoli non soltanto di ciò che sono, ma anche di cosa desiderano: non parliamo di un mero passatempo bensì di un vero e proprio stile di vita. C`è chi vuole accumulare ricchezze a non finire e chi rincorre l`adrenalina - ma tutti, dal primo all'ultimo, prendono molto seriamente la propria 'professione'.
Questo non significa necessariamente che ognuno di loro sia fatto con lo stampino: ci saranno elementi ridanciani ed elementi eclettici, quelli più sfuggenti o misteriosi e … Così via. Ciascuno di loro però, dal primo all`ultimo, si comporterà come è giusto che debba fare, rispettando il proprio ruolo, i propri compagni e manifestando un certo senso di responsabilità; ribadiamo che non si pretende un appiattimento interpretativo per costringervi ad agire come marionette: ogni personaggio ha - e deve avere - il suo carattere personale, ma è bene rispettare alcune piccole indicazioni. Oltre a ciò di cui s'è discusso in precedenza, ricordiamo che un ladro si allena costantemente e questo tempra sia il suo corpo che la sua mente, risultando particolarmente resistente allo stress fisico e mentale; tutto ciò gli permette di mantenere la calma anche nelle situazioni più complesse e, di conseguenza, agire con lucidità. Ancora una volta questo sottolinea la preparazione professionale del ramo ladresco e non vuole essere un invito ad agire con calma piatta: borseggiatori e rapinatori sono sempre un poco "artisti" e possono avere una personalità variopinta, punteggiata da varie fissazioni, caratterizzata da scaramanzie di ogni sorta e modus operandi che comunque possono sforare nella stramberìa. Altro spunto - anche in funzione di quella che sarà la specializzazione di settore - è proprio la personalità: un truffatore non sarà un tipo posato, sicuramente agirà poco discretamente ed avrà preferenze particolari - magari per vestiti e accessori appariscenti; un esploratore probabilmente sarà molto attivo, avrà un cervello macchinoso ed un interesse spiccato per tutto ciò che riguarda dettagli improbabili che ad altri sfuggirebbero; un`arpista non sarà un casinaro socievole da bevute in taverna ma tenderà più all`introspezione – valorizzando le peculiarità più profonde e misteriose del proprio essere. Questi sono solo degli esempi: un clandestino della Reggia deve curare il proprio personaggio in ogni dettaglio, molto più che in altre gilde, soprattutto a livello caratteriale ed interpretativo - perchè queste sono le uniche 'armi' che lo porteranno ad ottenere successo approvazione in gioco.